Luciana Barisone

Luciana Barisone scrive componimenti brevi,in apparenza quadri paesaggistici delineati con pochi tratti e note di colore, che ricordano per stile e ritmo le “piccole cose” pascoliane, capaci di rilevare sensi simbolici, colti con sensibilità tutta femminile. La neve che immerge tutto nella sua pace silenziosa e il mare al largo o in tempesta evocano i ricordi dell’infanzia nella sua Liguria,offrono un rifugio ai dolori della vita e una gioia profonda al cuore. Al di là dei particolari oggettivi e quotidiani emerge il mistero di una realtà fatta di presenze enigmatiche, di un legame forte con la “natura amica”.
Luciana Barisone è nata ad Ovada (Alessandria) nel 1945; è vissuta a lungo a Genova, dove ha compiuto gli studi laureandosi in lettere. Dal 1973 abita a Saluzzo (Cuneo) città nella quale si è trasferita per motivi di lavoro e di famiglia. E’ stata insegnante di scuola media. Ha pubblicato due racconti-romanzi brevi: “Le mutande (2005) e i passi di mia madre” (2009).

EUCARESTIA

In coda verso l’altare
in una scia silente
sento la Grazia allargarmisi dentro;
amor mi empie
Le spalle abbronzate
dell’uomo che amo
stringo e accarezzo,
le cosce nervose
scivolan piano sopra le mie:
vita e progetto d’amore.
Mentre cammino verso l’altare
medito nostalgia e gioia:
la prima casa dei miei bambini
ora è piccina,
nascosta in un niente.
Ma è stata abitata,
dinamica,calda.
Ecco arrivo all’altare
davanti alla cena .
Amen.

Febbr. 2010


NUOVA NEVE

La pioggia mi fere;
che dico,mi bagna.
E’ il vento che invece
impietoso non smette.
La gonna leggera si alza,
si piega,
si attacca alle gambe.
E’ un attimo:
ma come, che c’è? !
Ora l’aria trasporta palline
minuscole,fredde,davvero piccine.
Sollevo la testa,
il basco mi tengo;
chiudo gli occhi,
li apro: adesso è la neve.
Che sogni, che gioie
di tempi lontani!
che voglia di caldo
di latte, di miele.
In casa c’è luce:
è il bello che viene.

Genn. 2008


31 GENNAIO

Che freddo che fa fuori:
oggi non esco;
scosto le tende
per guardare quel verde
bloccato dal gelo
che è arte del vetro.
La casa mi scalda,
protegge il mio io.
Eppure là fuori
ci sarà qualche merla
-chissà che colore-
nascosta in un tubo
o dentro un cartone,
al buio, prudente
in attesa che passi
quel gelo-cristallo
che tanto m’ incanta
così trasparente.

Genn.2009


AL LARGO

Le chiese,le case son sacre sul mare,
le chiese le case son sacre sul monte;
dal largo le guardo
e dondolo piano.
I gabbiani,in fila su i moli,
son soldatini a difesa di un mondo
che scopro ora solo
con sguardo rotondo.
Chi c’era, chi c’è,
ci son tutti – lo credi?-
Chi c’era, chi c’è;
ci son tutti.
Non è il caso contarli:
il mio dentro li ha presi.

Luglio.2008


MATTINO

Il sole rimonta
sui tetti davanti,
entra in casa e
raggiunge indiscreto
quell’angolo in fondo,
inonda il mio viso;
costringe i miei occhi
a chiudersi un poco.
Io guardo ostinata
la neve perfetta
posata sui coppi,
sui rami, sul prato;
le piante odorose
son secche oltre il vetro;
peccato che il gelo
le abbia ferite.
Che importa:
la neve è perfetta
nel nascondere
polvere,sbrecchi,
colori stonati
oltre il vetro
di questa cucina.

Genn. 2009


TEMPORALE AD ARENZANO

Mi piaci quando ti scateni
nell’temporale all’alba:
mi svegli, mi spiazzi;
son rumori, son lazzi
i lampi coi tuoni.
Dobbiamo star buoni.
Ci hai chiamato a teatro.
Ma che burattini!
Non c’entran i bambini.
I colori sul mare
son scuri silenzi,son pensieri
d’infanzia,
quando ancora piccina
ti guardavo rapita
e imparavo la vita.
Ora scruto il mio mare
lontano, profondo;
non posso stirare,
devo solo guardare.
Non smetter, ti prego,
di chiamarmi al mattino
così, forte,
col tuo segno divino.

Sett. 2008.


NEL VECCHIO OSPEDALE

Primo piano
ala sud del vecchio ospedale:
reparto prelievi.
Sui sedili di plastica blu
tanti vecchi
-non tutti-
seduti in attesa
rigidi e assenti.
Tremore li vibra
mentre aspettano fermi
una cosa che conoscono bene
Ma la stridula voce
della donna oltre il vetro
disturba ad ondate la loro paura.

Febbr.2010


GIOVINEZZA

Mangiavamo adagio
senza parlare,
in attesa dell’amore,
quello rosso, sguaiato
e dolce.

Febbr.2010


STAGIONI

I filari di stoppie tra i solchi
proteggono come culle la neve:
che goccia a goccia-natura amica-
dà forza alla terra,
alla terra dell’uomo.
Anche i corvi han rispetto
per tanto presepe:
non si posan nei solchi,
ma scelgono rami
scelgon sentieri.
Basterà altro tempo,
e foglie e pannocchie
avranno ancora
la loro rugiada.

Febbr.2010


ANGELI

Sulla piazza accesi i lampioni;
più ancora illumina il buio
la neve che danza leggera
in vortice che pare miracolo:
angeli docili e allegri
di una breve tempesta
leggiadra dell’anima.
Oggi la neve è
al bordo del marciapiede,
agli angoli dei crocicchi
grigia,svilita,
non più dignitosa.
Ma ancora gli angeli torneranno,
piccole presenze silenziose,
a danzare nel cielo della piazza,
attorno agli alberi,
attorno ai lampioni.

Febbr.2010


L’UOMO DEL VIOLINO

La luce del mare rivela
il mio prossimo vario.
L’uomo vicino
accorda il violino,
gli parla;
lo guarda amoroso;
che importa se par che borbotti;
e quello risponde malato,
fiaccato,
rivela una tosse mortale.
L’uomo vicino
a sua volta tossisce,
tossisce,
si sposta in avanti,
soffrendo tossisce.
Ma intanto
ha acceso sul legno le corde;
un respiro, un raggio
di sole al tramonto.


Dic.2004


SUL TRENO

Sul treno ritrovo
ciò che non era più mio,
navigo il fiume
che si era asciugato;
rivado all’attesa
che avevo, ieri, dimenticato;
per vivere, adagio,
una nuova stagione.

Dic.2004


AMORE

L’altrui sguardo non vede
le paure non dette;
il cuore si affida al cielo pulito,
il corpo galleggia nell’acqua un po’ amica,
i sassi rispondono in parte al suo piede.
Le borse si riempiono di cose comprate,
offre il giornale notizie cercate.
La sedia le è dolce sul far della sera,
le mani son strette, il viso sudato;
gli occhi grandi,sbarrati, non sanno pensare,
non piangono;
è asciutto il suo naso, il mento bloccato.
Lo sguardo più amato strappa al dentro il messaggio;
si placa quel corpo.
E’ la fine di maggio.

Maggio.2007


PAPAVERI

Dopo la curva
il nastro di fuoco
affianca la strada,
stupisce
distrae
risveglia la mente.
Passiera da sposa,
è uscita di chiesa
per far figura
nel luogo sbagliato.

Maggio.2007
 
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