VINCENZO LA PORTA


Come sempre, le poesie di La Porta, con un doloroso salto all’indietro, proiettano il lettore in quello
scomodo passato che, talvolta si cerca di rimuovere o reinterpretare attraverso l’ utilizzo di chiavi di letture deresponsabilizzanti. Penso a poesie come “Olocausto”.
Per nostra fortuna, c’è il poeta che puntigliosamente interviene con l’impeto della sua poesia, con la forza attanagliante della sua parola, per ricordarci che solo l’errore riconosciuto può aiutarci a scrivere un futuro migliore e per proporci come modelli quegli eroi antichi o moderni come “il giudice ragazzino” che, grazie ai loro atti d’amore verso il mondo intero, paghi di aver vissuto una vita che valeva la pena di essere vissuta, seppure ahimè breve, si sono garantiti una gloria immortale.
Il poeta con un nuovo salto, questa volta in avanti, ci proietta , poi, nel presente, motivandoci con la forza dei suoi versi concisi ma penetranti, ad adempiere al nostro dovere sociale, ma anche individuale, di non vivere in “Ombra”. Chi ha rispetto di sé , oltre che dell’umanità intera, deve lasciarsi “illuminare dalla luce” per vedere chiaramente, senza inganno alcuno e in tutte le sfaccettature piacevoli o spiacevoli che esse siano, innanzitutto se stesso e, poi, gli altri.
La vera forza della poesia del La Porta sta, però, nell’essere costantemente proiettata nel futuro, in quel futuro in cui non potranno che prevalere, con la loro luce, con il loro calore, con la loro “gioia di vivere” “quei cuori pieni d’amore” che, spesso, nel passato sono rimasti sopraffatti dai “Macellai del potere”. Nel futuro descritto dal La Porta, e ciò emerge in ogni sua lirica, sia essa d’amore o di denuncia sociale o, ancora, d’introspezione, esplode, grazie alla veemenza e alla forza travolgente delle parole, la vera soluzione ai mali passati e presenti del mondo: l’amore che con la sua armonia e forza vitale (“Il vento”), prima o poi, nonostante l’ imperfezione e la irrazionalità che la contraddistinguono (“Pensieri”), non potrà, che trionfare sulle brutture del mondo: “non puoi dire al sole/ di non bruciare/ Non puoi dire a Dio/ di non amare.”
In conclusione, quella del La Porta è una poesia completa. Essa non si limita a denunciare i problemi del passato e del presente ancora irrisolti, ma è una poesia che si ostina a ricordare ai singoli e alla collettività intera la soluzione di quei problemi, quella soluzione che è alla portata di tutti, ma dalla quale inspiegabilmente gli uomini fuggono. Tutto ciò, nella testarda convinzione che da un tale impegno il poeta, con la forza dei suoi versi, non può e non deve fuggire.

Savigliano 23/11/2009
Maria Genovese





IL GIUDICE RAGAZZINO
(Giudice Livatino)

Ragazzino,
per onestà e purezza d’animo.
Vero uomo,
per impegno, serietà e coraggio.
Per Lui il potere era servizio,
un atto d’amore verso gli uomini,
che sopravvive nella Gloria Eterna.
Tu, assassino, non sai
che uccidere un vero uomo
è come uccidere se stessi.
Il tuo è un atto di violenza
che ti rende schiavo del potere
e ti condanna all’eterna disperazione.
Una sola possibilità di salvezza:
Inginocchiati davanti alla tua vittima,
chiedi perdono.
Scoprirai che l’Amore
ha sempre le braccia aperte.




IL VENTO

Il vento sfiora il viso
e sussurra:
solo nell’amore c’è armonia.
Solo nell’armonia c’è vita

L’OMBRA

Se stai all’ombra
non trovi traccia di te.
Lasciati illuminare dalla luce,
troverai la tua ombra.



MACELLAI DEL POTERE

Gente al servizio del potere.
La ricchezza accumulata vi servirà
per portare il gregge al macello.
Sull’altare del dio della guerra
dovete sacrificare milioni di pecore.
La sete di sangue del potere non ha limiti.
Avete educato il gregge al fanatismo religioso?
Avete sostituito il Dio dell’Amore con il dio denaro?
Il gioco è fatto.
Facile massacrare l’umanità, se lo fate
in nome di Dio, della Patria o del Popolo.
Potete godere la piacevole libidine
d’identificarvi con il dio del potere.
Ma sappiate che d’eterno ci sarà solo il tormento
di non essere più uomini.
V’illudete di usare il potere,
ma siete strumenti di dolore e di morte,
schiavi, al servizio dello spirito maligno,
che alla fine godrà, anche, del vostro tormento.



MALINCONIA

Avvicinati e ascolta.
Voglio comunicarti un po’
della mia malinconia.
Entreremo insieme
in un amplesso spirituale,
che ci farà sentire bene.
Non faremo atti carnali.
Lasciamoci prendere
da quest’atmosfera surreale,
dove lo spirito
ha bisogno di comunicare
senza parole.
La malinconia compie la metamorfosi
e ritrova la gioia di vivere nell’amore.

NON PUOI


Non puoi dire al sole
di non bruciare.

Non puoi dire a Dio
di non amare.



OLOCAUSTO

Non dire: erano bestie.
Offendi le bestie.
Il crimine dell’olocausto?
Opera di uomini
dotati d’intelletto.
Non dire: non c’è stato.
Non puoi lavarti la coscienza
con il sangue di uomini innocenti.
Alla fine, sprofonderai anche tu
in infiniti abissi d’angoscia e disperazione.
Sei giovane.
Oltre a renderti responsabile,
prepari le premesse per un nuovo olocausto.
Medita: dopo sarà troppo tardi…



PENSIERI


La perfezione è statica.
L’equilibrio della perfezione
è elegantemente desolante.
Dio nella sua infinita perfezione
ha preferito l’amore
che non è perfetto:
Amore di se stessi
nel sacrificio di donarsi.
Non è nella logica della ragione.
Ma non c’è amore senza libertà.
Non c’è libertà se non c’è amore.
Bello e brutto.
Buono o cattivo.
Razionale o irrazionale.
Libero contrasto che è vita,
quando nasce nel terreno dell’amore.


UN CUORE PIENO D’AMORE

Come una stella
brilla di luce propria.

Come l’acqua del ruscello
stimola gioia di vivere.

Come il sole
emana luce e calore.



VECCHIAIA


Mi dicono che sono vecchio.
Chi lo dice?
Gli anni
e chi afferma che non li dimostro.
Il corpo ha cominciato a mollarmi,
ma lo spirito lo sento giovane.
Più giovane dei miei venti anni.
Non ho la gioia della giovinezza,
quella condizionata dall’istinto.
Attraverso la maturità, la creatività
e la capacità di sapermi donare,
ho trovato l’uomo.
Più trovo il coraggio dell’umiltà,
per aprire la porta all’amore,
più sento vicina la risposta
ai miei problemi esistenziali.







Biografia.

Nato a Canicattì (AG) il 6.10.1929, è tuttora residente in Savigliano, dove giunse nel 1952 in qualità di Sottufficiale di Sanità. In data 17 giugno 1992, sotto la sua presidenza è stata costituita una Associazione Culturale denominata CENACOLO CLEMENTE REBORA – con sede in Savigliano.
Nel 2003 ha pubblicato un suo libro di poesie “Il mio tempo”. Ha promosso diverse antologie del Cenacolo, l’ultima di alto valore culturale , per la presenza di saggi dei più esperti studiosi di Clemente Rebora, Cesare Pavese, Eduardo Calandra e Giacomo Leopardi. Da alcuni anni si dedica alla poesia, ottenendo premi letterari e consensi critici.
 
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