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BERNARDO NEGROIl prof. Bernardo Negro al centro tra il prof. Antonio Scommegna e Padre Carmelo Giovannini. Un percorso poetico che propizia a ricapitolare nella memoria le opere e i giorni che hanno dato forma all’esistenza, una rievocazione che stupisce attraverso un tessuto di suoni e di immagini, nel quale si coglie anche la presenza di una tensione spirituale accattivante nella sua profonda semplicità ed emotività. SGUARDI DAI MIRAGGI L’EVIDENZA DEL NOME Interrogarsi sull’identità e già uno scivolone su sabbie mobili appena increspate dalla memoria. A volte bastano foschìe di ricordi a sbaragliare un amorfo torpore e già emerge il vocativo di un profilo lo stupore assemblato dalla consuetudine di un nome. ULTIMO TRIMESTRE Dai banchi di scuola le biciclette scattano con allegria lungo un percorso di stelle filanti. Fine anno sotto i busti risorgimentali di Arimondi e Cravetta che le erosioni dismettono dal cuore della città. Ma il presente ridipinge i ritorni se gli schiamazzi per tutte le innocenze sfidano la libertà di cantare coi volumi di classe chiusi, ma stretti dalle mani amorevolmente tattili che, in frequenze di giorni incolmabili, diverranno i libri di sempre a rammentare il germoglio quotidiano di un sorriso. 13/6/2013 VARO IN LIBRERIA L’Autore vince un’impennata timidezza estrapolando in silenzio passaggi casuali del libro. Il Moderatore con biografia ed esiti dà scatto al surplace letterario. La serata in libreria Imbandisce connessioni a tema libero, sfora per eccessi confidenziali la linea portante dell’argomento. Già tutti sfogliano con succosa indulgenza pagine ravvicinate a pensieri personali, a simpatie in sospeso tra i faretti di nicchia. Si salutano tutti quando il momento conviviale parifica la suggestione dei ruoli. Domani gli scaffali accoglieranno un accento poetico intonso, un brivido fresco di stampa, ma permeabile al filtro degli anni. 14/6/2013 SEGNALI DA UN ANTICO IMPERO La sabbia dell’acquedotto Romano, a Pollenzo, frigge come la terra smossa dalla talpa. Poso l’Iphone sullo zoccolo di una pietra miliare indecifrabile. Presto la suoneria intervalla la luminosità che deforma le crepe del marmo in liquide intermittenze. Si interrompono con il mio - … pronto- in caduta libera su un perimetro di rovine. Attendo una risposta che scorra sul presente, i l- … mi confermi l’ora?- oltre i frammenti sempre più muti della sovrapposizione dei tempi tra le erbe. Il Turriglio troneggia ancora in curve tracciabili dal cielo. Ecco, ti ascolto. La tua parola sembra fondere segmenti di display: anche il futuro può smarrirsi in luci più aspre delle pietre. 15/6/2013 LE OMBRE SULLA SPIAGGIA Nell’ora torrida la spiaggia trascina i miraggi nel gorgo che, sul mare, abbaglia lente derive tra calme fissità inestese. Dal capanno il teleschermo ravviva i flash altalenanti di una videoconferenza. Il nostro ombrellone è il segnale di un’elica informale in un provvisorio deserto. Si sentono clacson dall’Aurelia come ventate da un tunnel, ma le tue ciglia riposano nel mio ultimo sogno, voce narrante di uno sguardo che cede lo sfarfallìo più tenero al pulviscolo della memoria. 18/6/2013 GHIACCIAIO A PRIMAVERA La visuale seguiva la parabola dei coni d’aria sospesi tra la cima e volumi di luci variabile lungo la catena. Lontani fasci di sole decifravano il mosaico del mondo in un’ora che vagheggiava i respiri di vasti preludi. Riconoscevi la frattura di un bivio prima dell’arco incorrotto di una città …..la tua, forse. Ma eravamo insieme nella conca più chiara del ghiacciaio, sotto un cielo intenso vivo in ogni lontananza. 25/6/2013 CORRIDOI DI ACCELERAZIONE L’aereo rullò in equilibrio di millimetriche convessità; seguendo i corridoi di accelerazione l’alba conservava un tunnel diafano per ore mobili nel candore. Il Copilota attivava sincronìe invisibili tra i comandi, poi, al decollo, sigle di parole modularono la variabile sonorità dell’etere tra cielo e terra. Si infittivano echi magnetici di vene che pulsavano fino a sciogliere i segmenti della creazione più dilatati dagli sguardi del cuore. 22/6/2013 PENSIERI DOPO LA CRESIMA, A PENTECOSTE L’aria sfiora il cielo con esili lingue di fuoco: da sempre fanno alzare gli occhi sul cammino ritrovato. Dapprima era un vortice che partiva dal cuore, ma non sapeva le onde della Creazione ed i battiti dello smarrimento languivano tra abulici segnali. Ma il tempo ha disteso il firmamento: Giacomo, Pietro ed i nuovi santi mutano le stelle in parole, placano l’Apocalisse con la meta del perdono. CENTENARIO DEL GUALA Il 5 Maggio la lezione al “Guala” accolse il manzoniano destino sublimando, nei versi del virtuoso sigillo poetico, un anno di studi. Dalle finestre le sfumature di un libero caleidoscopio avvolgevano le intemperanze della classe: aereoplanini e fili di gesso sulla lavagna scioglievano le ultime matasse grammaticali. La pazienza del teologo all’ ascolto di “misfatti”, ormai fuori gioco dal voto di condotta ritrovava, con poesia, i sussurri di un distratto esame di coscienza. NEL ’40, FOTO DI CLASSE Nella foto tra gli allievi, Don Brossa schiudeva al sorriso un anno trascorso nel formicolante cangiare di una giovinezza stupita in quei mesi di confine. Insegnante di Storia, tra i banchi, completava le note a piè pagina con traccie vissute. Altrove la gioventù inoltrava passi strappati al buio della terra. Finiva la scuola e, allo scatto del fotografo, i volti confidavano timidi segni a brevi scenari sulla mappa di mondi fragili come veli già nell’aria di quella primavera. PENOMBRA DI VENDEMMIA La vendemmia era il profumo dell’aria nel varco più maturo della stagione. Sul colle il sole anneriva il legno dei graspi fecondi nel buio. Ed erano in ombra i tarocchi al “ciabot”, sfide attese da occhi invisibili. Furtivo il garzone rapiva la freschezza più aperta nello sguardo bruno di una ragazza scesa dai filari. Verso sera il tramonto lasciava schietti riverberi in uno stacco di luce, felice di vagare sul ciglio di un abbraccio. GIOVANI LUMINARIE Scoprivo la terra ed i colli, ultime quinte del Luna Park di Pasqua ed i versi si facevano notturni tra le voci e sotto le luminarie che sfidavano ebbrezze di primavera. Mi camminavi a fianco, dolce onda di seta che nascondeva alle stelle il mio tremolìo. IL CIELO DELLA FEDELTÁ Il fratello prete benedì la soglia più chiara della casa nuova. Gli sposi sfiorarono con le mani il letto illuminato. Il sole toccava ogni angolo, ora custodito dalla coppia, con un raggio lungamente invocato sulle loro mani intrecciate. IN ILLO TEMPORE In canonica troneggia, opaco, un televisore a due canali ancora funzionante con l’imperioso bianco-nero degli anni sessanta. Tornano messe pre-conciliari in sinopie severamente gregoriane. Il diacono rivive l’URBI ET ORBE del Papa bergamasco che scopriva le navate del mondo. VIGILIA DEL PANE Sulla ringhiera la nebbia deponeva le gocce della notte con una lucida fioritura senza steli, rugiada sul ricamo di un ultimo sogno da ricordare. Ai primi saluti i cardini, infossati dietro gli usci, frusciavano come cenni in cerca di luce. Nel cortile si aspettavano i carri a macinare inghippi ed ostacoli serpeggianti sulla terra nelle scie già aperte del giorno. Verso Oriente occhieggiavano mete rischiarate da chiarori più vasti sul profumo del pane. IL DIADEMA DEI MIRACOLI La cavità levigata da un diafano tremolìo di fiammelle votive evocava i sussurri di Bernadette ed i ceri fedelmente oscillanti, sotto il manto della Vergine, dialogavano con grazie segrete. Accanto l’acqua accompagnava sussulti di stelle mai spente nel diadema più alto del cielo. Biografia. Bernardo Negro è nato a Bra nel 1942. Ha partecipato a numerose antologie poetiche e ha pubblicato quattro sillogi in versi. La prima, “Poemetto a Voce” venne stampata a Savigliano nel 1975. Si è occupato di Storia locale curando i testi dei volumi “Bra Immagini nel Tempo” e “Bra, Nuove Immagini nel Tempo” con prefazioni di Giovanni Arpino e Pier Luigi Borbotto. E’ stato tra i finalisti del premio Massimiliano Kolbe e segue da tempo le iniziative coordinate dal Cenacolo Clemente Rebora di cui è socio Da sempre crede sia al “dialogo” tra fotografia ed armonia del verso e sia all’utilità del reading. Ritiene necessaria la diffusione della poesia nei vari supporti contemporanei, dai depliant a Internet. In quest’ ottica ha curato per un’importante istituzione bancaria i testi di calendari ed agende. |