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A proposito de I miei lunghi silenzidi Ennio BìspuriSono colpito innanzi tutto dalla lucidità del verso, scandito con un ritmo e un equilibrio straordinari, che riescono a condensare gli stati d’animo e a trasformarli in parole. Antonio Scommegna è poeta dei sentimenti semplici, delle emozioni elementari. In una sorta di semplificazione del mondo, egli osserva l’umano divenire delle cose con francescano stupore. I versi della raccolta I miei lunghi silenzi (Libroitaliano World; Caltanisetta, 2003) raccontano di una realtà tutta interiore, lontana (per quanto possibile) dai rumori del mondo esterno. I versi fluiscono come melodie che intendono celebrare soltanto le emozioni provocate da brevi immagini, quasi istantanee che, come vere e proprie folgorazioni, appaiono per pochi istanti, lasciando di esse una scia opaca, su cui il Poeta medita e riflette. Sarebbe vano cercare nei versi di Antonio Scommegna un coinvolgimento o solo un collegamento con la realtà concreta e materica o con il divenire conflittuale del mondo, di quel mondo aulico e solenne tanto caro ai filosofi, o che tenti di rivelare il dolore della Storia. Anzi, la sua Poesia sembra essere il luogo previlegiato dove le accensioni del mondo esterno si trasformano e si metabolizzano sistemandosi in emozioni lineari, presentate nel loro apparire (e scomparire) alla coscienza che le produce e contiene. Il timbro generale della Poesia di Scommegna è infatti caratterizzato da un’introspezione ingenua e felice, spinta fino alle estreme conseguenze, dove tutto il mondo si dissolve per ridursi a un puro fascio di emozioni, per lo più di natura visiva, su cui il Poeta riflette e si confessa. L’universo, per Scommegna, sembra ridursi ad un’immagine effimera, su cui i Sensi e la Ragione, armoniosamente collegati e uniti, ricostruiscono un frammento che si ripete. Il Poeta non sa dirci altro: i punti di riferimento dell’io sono la sua intrinseca assenza, il suo tentativo di esistere al di là delle pure emozioni, della pura contemplazione di qualcosa che vibra nella luce e che, dissolvendosi rapidamente, ci illude della continuità del nostro essere nel tempo. L'opera poetica di Antonio Scommegna accenna, evoca, fissa e scolpisce il frammento, riconducendolo a vibrazioni luminose ed elementari. I versi di questa raccolta, che per la loro dolcezza sembrano scaturire da un arcano mondo infantile, dove tutto è contemplato con la grazia di uno stupore continuo, si strutturano su una dimensione che vuole ignorare il tempo e il divenire della Storia. Nulla sembra trapelare infatti, in queste liriche così volutamente frammentarie di Antonio Scommegna, della drammaticità dell’esistenza e dell’angoscia con cui l’uomo contemporaneo guarda al proprio futuro e all’incerto futuro del mondo. Quello (unico) che interessa il Poeta è portare alla luce le proprie emozioni, trasferendole su un piano di purezza assoluta fino a cancellare, al suo punto più alto, lo stesso soggetto che le prova. Attraverso i suoi versi l’Autore spinge le parole verso una sintesi felice, che, quasi privandole del loro valore d’uso, le riduce a tracce di un sentire profondo, che, non durando nel tempo, subito evapora e perisce. I versi di Antonio Scommegna, che ci allontanano dallo scorrere della realtà, evocano, accennano, fissano e celebrano il frammento, che costituisce pertanto l’oggetto previlegiato della sua ispirazione. Gli squarci visivi, da cui prende forma la Poesia, sono il motore e lo strato più profondo dell’intima ispirazione di Scommegna, Poeta tanto riservato, schivo e indisponibile a giudicare l’umanità e ad esplorare i grandi enigmi dell’esistenza. Forse per questo l'insistenza esplicita sul paesaggio esterno, che riflette un più profondo paesaggio dello Spirito, rende piacevole la Poesia di Scommegna, che obbedisce senza eccezioni al metabolismo emozionale dell’attenzione verso ciò che di più lo seduce: la natura nel suo dispiegarsi e nel suo riferirsi ad un più vasto orizzonte cosmico (la neve, il mare, la pioggia, l’albero, la montagna, le nuvole, la notte, il luccicare delle stelle ecc.), cui fa da contrappunto l’inesorabile marcia del Tempo che ci conduce verso la fine dell’esistenza terrena. La Natura per Antonio Scommegna non è mai tuttavia un dato esteriore-descrittivo-realistico. Essa non esiste se non in quanto diventa uno stato d'animo, dove i colori e le immagini non ritraggono mai solo veristicamente l'esterno, ma dipingono un paesaggio interiore, solo interiore, ossia l'anima del Poeta. Antonio Scommegna sembra insomma dichiarare il suo eterno stupore non solo di fronte allo spettacolo meraviglioso della natura e del suo multiforme aspetto, ma ci rende partecipi, con la dolcezza ricorrente del verso, del suo proprio amore per lo spettacolo ineffabile dell’essere che, trapassando nel suo contrario ed eternamente risorgendo, si trasforma in un inno alla vita. Ennio Bispuri Barcellona, 27 novembre 2003 << Torna all'indice di Antonio Scommegna |